Il Design Sistemico spiegato facile

girotondo

Il sistema economico in cui viviamo si basa sul cosiddetto modello lineare e dall’enorme quantità di rifiuti che produciamo si capisce che tale sistema punta solamente alla qualità del prodotto finale, senza preoccuparsi degli scarti. 

L’economia circolare si propone come alternativa al modello lineare e attraverso la progettazione sistemica studia i processi produttivi agricoli e industriali, con l’obiettivo di trasformare gli output, cioè gli scarti di un’attività in input, cioè in risorse per un’altra attività. Lo scopo é quello di tendere ad azzerare le emissioni e ridurre la quantità di rifiuti e l’impatto ambientale della produzione su ispirazione dei principi della natura.

Gli scarti, per possedere la qualità necessaria che li rende risorse, devono godere della stessa qualità del prodotto, affinché non siano più un peso da smaltire, ma un bene da vendere. Per questo sono curati tutti gli elementi e tutte le fasi del processo produttivo e non solo il prodotto finale.

La conseguenza è che i sistemi produttivi diventano dipendenti tra loro, come una rete, un sistema, dove ogni elemento è indispensabile al benessere degli altri e del sistema stesso.

Non bisogna dimenticare che la parola sistema deriva da un verbo greco che significa porre insieme, cioè stabilire la natura delle relazioni tra le cose. Sono proprio le interconnessioni all’interno di un sistema che tengono in vita gli elementi e il sistema stesso e che fanno emergere nuove proprietà che i singoli elementi non possiedono.

Il tutto è maggiore della somma delle parti.

L’approccio sistemico si fonda strettamente sul territorio, perché attiva una rete di relazioni tra le attività produttive locali. Ne deriva l’assenza di interessi di sopraffazione o di monopolio, semplicemente perché ogni sistema produttivo ha bisogno degli altri per esistere bene. Inoltre, nascono nuovi posti di lavoro, poiché gli scarti possono essere materia direttamente utilizzabile oppure, in ultima analisi, trasformati in energia.

Dalle espressioni _“relazioni, sistema, ha bisogno degli altri, tengono in vita” _utilizzate finora emerge la differenza con il linguaggio militare dell’economia attuale che usa parole come marketing, target, brand per identificare il consumatore-bersaglio e colpirlo.

Il design sistemico, invece, tende al benessere di tutti e non di uno solo a scapito degli altri. Punta alla qualità non alla quantità, non vive sulla natura per sfruttarla, ma con la natura: segue i suoi cicli naturali con la consapevolezza di farne parte.design sistemico

Per schematizzare riporto le linee guida tratte da: “Il Design Sistemico” del professor Luigi Bistagnino.

  1. Input/output. Gli output (scarti) di un sistema diventano input (risorse) per un altro sistema generando aumento del flusso economico e nuove opportunità di lavoro.
  2. Creare relazioni. Le relazioni che si instaurano generano il sistema stesso aperto (i sistemi chiusi sono quelli lineari attuali): tutti nel sistema sono elementi strategici e relazioni possono essere interne ed esterne.
  3. Autogenerazione. I sistemi aperti e autopoietici (un sistema autopoietico è un sistema che si autodefinisce e tende a sostenere se stesso), che si sono messi in azione si sostengono e si riproducono autonomamente, definendo il proprio campo di azione ed evolvono congiuntamente.
  4. Agire localmente. Il contesto in cui si opera è fondamentale e prioritario rispetto all’esterno: si valorizzano le risorse locali di uomini, cultura e materia e si risolvono problematiche locali creando nuove opportunità.
  5. L’uomo al centro del progetto. L’uomo relazionato al proprio contesto ambientale, sociale, culturale ed etico è il centro del progetto. Ne scaturisce un sistema relazionale dinamico e complesso che con le connessioni acquisisce forte coesione e consapevolezza, tanto da acquisire una forza autopoietica di tutte le azioni messe in atto.autopoiesi
    Affinché ciò non resti solo un discorso astratto ecco un esempio dell’applicazione di questo approccio.Al Politecnico di Torino, nel corso progettuale Sistemi Aperti, io e il mio gruppo di studio abbiamo studiato come applicare il design sistemico al processo produttivo dell’ortofrutta. Contemporaneamente gli altri team hanno fatto lo stesso con le altre attività del paese in questione: pasticceria, gastronomia, allevamento, macelleria, apicoltura, falegnameria, birreria, panetteria, ristorante ecc. Il risultato è stata una collaborazione tra tutte le attività, per cui, tra i vari esempi, l’ortofrutta usava le scatole delle uova della pasticceria come semenzai nella sua fase di semina e con i rami secchi, derivanti dalla fase di cura del terreno, contribuiva alla produzione della bioplastica. La qualità dei prodotti (di tutti i prodotti, non solo di frutta e verdura) è garantita dal rispetto per la stagionalità, dalla rotazione delle colture e dall’applicazione dell’agricoltura sinergica, grazie alla quale si evita l’uso di pesticidi chimici.La ricerca verso questa direzione è attiva in varie parti del mondo, quindi è lecito sperare che nel prossimo futuro potremo essere in sinergia con la natura.Germana BorzellieriSono un’eco-designer, laureata al Politecnico di Torino. Il mio obiettivo èdedicare la mia vita professionale alla sostenibilità, progettando secondo il buon design per soddisfare i bisogni reali delle persone e della società.Photo credit: http://www.systemicdesign.org/
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