La Panchina è una poesia scritta da Oliver Haag @ollipaz nata e immaginata come una canzone. Oliver ci ha regalato questa poesia nella buona pratica: “La piccola strategia del non importa”.
Vi è mai capitato di osservare una panchina lungo il viale di un parco o sotto un albero nel prato, per un’ora o due, o per tutta la mattina: avrete certo visto, non ha mai rifiutato il sedere di nessuno, non ha avuto pregiudizi verso il vecchio col bastone che voleva riposarsi o verso la signora con la borsa degli acquisti e non ha guardato male i due ragazzi ad abbracciarsi e baciarsi.
Mentre il mondo attorno non si ama, non si fida di ognuno o tutto ciò che sia estraneo, deve prima giudicare ciò ch’è bene, ciò che ha fama di esser conveniente, gradevolmente sano e rispettoso delle regole e delle convenzioni e per fare, creare, pensare e lavorare ci vogliono permessi e certificazioni, e “se non sei dei nostri” allora “puoi anche sloggiare”…
Ma là nel verde la panchina aspetta nel silenzio e ti accoglie e ti conforta senza alcuna xenofobia, e puoi stare tranquillo perché lei non sentenzia, è come se dicesse “quando tu vuoi andare via… io aspetterò qualcun altro senza rimpianti o pretese”. Lei osserva divertita un cagnolino alzar la zampa e non batte ciglio se chi si siede è un pallido cinese, uno “zingaro”, un polacco oppure un nero dello Zambia.
Non esistono culture, non esiston più le razze, negli occhi della panchina il mondo attorno è un tutt’uno e lei si fonde con la luce del paesaggio e delle piazze che appartengono a chi li apprezza – a tutti e a nessuno. E chi si siede un minuto a osservare il movimento che circonda ogni luogo d’irreversibile cinismo, potrà sentirsi un attimo al di fuori del tempo e come la panchina, un passeggero del cosmo.
Foto di Tony Fischer Photography on Flickr
L’ha ribloggato su Photographia.
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